LICEO PARINI

Il saluto di inizio anno del preside

MA DAVVERO CI ACCONTENTIAMO DI VIVERE AL 5%?


Lo confesso: fra i grandi poeti del Novecento ho una predilezione assoluta per Eugenio Montale. La Sua opera poetica è un pugno nello stomaco, non lascia tregua, arriva al nocciolo della questione. Montale non ci permette di divagare, di scansare gli interrogativi che contano davvero. Che senso ha la vita? Perché questo male di vivere ricorrente? E l’amore? E la morte? Ma davvero tutto finisce nel nulla? Possono quei pochi momenti di sollievo o gioia compensare un’esistenza travagliata e desolante? Ci può bastare questo? Penso a tutte quelle immagini che il poeta ha restituito nei Suoi versi con una potenza inaudita.
Il cuore della questione è antico: si pensi ai poeti, ai tragediografi, ai filosofi greci e al loro continuo interrogarsi. In ultima analisi, se ci pensate bene, il liceo classico trova ragione e fascino proprio in quest’ultima radice inestirpabile nel cuore di ciascuno: ricercare il senso della propria vita e scoprire a cosa si è destinati. E magari osare di desiderare la felicità, contro ogni evidenza e opinione, che segnalano il contrario.


Montale, in alcuni momenti, ha delle intuizioni che – pur smentite un attimo dopo – lasciano aperta una domanda sulla propria esistenza. È un varco quasi impercettibile, da cui passa una luce, apparentemente fievole. In una vita che non riserva particolari sorprese, che si vive con quotidiana rassegnazione, addirittura disposta anche ad affrontare un viaggio preparato accuratamente, il poeta arriva a cantare: “un imprevisto è la sola speranza”. E subito dopo chiude rassegnato: “ma mi dicono che è una stoltezza dirselo” (Prima del viaggio, da Satura) . Come a dire: mi piacerebbe che mi capitasse qualcosa che non arrivi da me, dai miei programmi, e che mi sorprenda, che cambi il corso delle mie giornate, ma in fondo non lo credo possibile. Al termine del diario del ’71 e del ’72, nel Suo ultimo tratto della vita Montale verseggiava: “(…) Non sono un Leopardi, lascio poco da ardere/ ed è già troppo vivere in percentuale./ Vissi al cinque per cento, non aumentate / la dose (…).


No, amatissimo poeta Montale, qui non ti vorrei seguire: io non solo non voglio vivere al 5%, ma non desidero proprio porre una misura alla mia esistenza.
Se proprio devo usare il parametro della percentuale, allora io dico: voglio vivere al 100% e anche oltre, se possibile. Questo è l’augurio che faccio a a me e a Voi: che non ci capiti di soffocare il desiderio di vita piena che abbiamo nel cuore. Ma se anche accadesse, ricordiamoci della felice intuizione di Montale: “un imprevisto è la sola speranza”.

IL PRESIDE
Massimo Nunzio Barrella