LICEO PARINI

Olimpiadi di filosofia: ben 29 partecipanti alla prova

logo_sfi_230

Un successo: 29 studentesse e studenti delle classi del Liceo si sono cimentati venerdì 5 febbraio nello svolgimento di un tema di carattere filosofico.

Ai candidati sono state proposte quattro tracce di diverso argomento
(gnoseologico, teoretico, politico, morale, estetico …), che invitavano alla discussione di brani tratti da opere di filosofi e la traccia poteva venir svolta in italiano o in inglese.

Per ciascuna lingua la commissione esaminatrice proclamerà due vincitori, che accederanno alla selezione regionale che si terrà a Bergamo il 5 marzo.

Qui di fianco un’immagine dei ragazzi  impegnati nella prova in biblioteca olimpiadi filosofia 05 02 16

 

Qui di seguito le tracce dei temi proposti

Svolgi una delle seguenti tracce:

SOCRATE. Se un occhio guarda un altro occhio e fissa la parte migliore dell’occhio con la quale anche vede, vedrà se stesso. ALCIBIADE. Evidentemente. SOCR. Ma se l’occhio guarda un’altra parte del corpo umano o degli oggetti, ad eccezione di quella che ha simile natura, non vedrà se stesso. ALC. E’ vero. SOCR. Se allora un occhio vuol vedere se stesso, bisogna che fissi un occhio, e quella parte di questo in cui si trova la sua virtù visiva; e non è questa la vista? ALC. Sì. SOCR. Ora, caro Alcibiade, anche l’anima, se vuole conoscere se stessa, dovrà fissare un’anima, e soprattutto quel tratto di questa in cui si trova la virtù dell’anima, la sapienza, e fissare altro a cui questa parte sia simile (PLATONE, Alcibiade I)

 

Se voglio trascinarvi in modo umano verso le cose divine, devo farlo con una similitudine. Ma, fra tutte le opere umane non ho trovato nulla di più conveniente al nostro proposito, dell’immagine di uno che tutto veda, il cui viso è stato dipinto con così sottile arte pittorica che il suo sguardo guarda tutte le cose intorno. Di quest’immagine se ne trovano molte, anche ottimamente dipinte: una è quella dell’arciere che è nel foro di Norimberga, […] un’altra è quella dell’angelo che tiene lo stemma della chiesa a Bressanone; ma se ne trovano ancora molte altre un po’ dappertutto. […] Quando guardo questo volto dipinto ponendomi a oriente, pare che esso mi guardi in direzione d’oriente, e parimenti se mi pongo a occidente o a meridione […]. La tua vista, Signore, è il tuo volto. Chi, dunque, ti guarda con amoroso volto, troverà solo il tuo volto che lo guarda amorosamente. E con quanto più amore si applicherà per scrutarti, tanto più amore troverà nel tuo volto. Chi ti guarda con sdegno, troverà la tua faccia sdegnosa. Chi ti guarda con animo lieto, la troverà lieta come quella di chi ti guarda. Come l’occhio della carne che guarda attraverso un vetro rosso giudica che sono rosse tutte le cose che vede e crede che siano verdi tutte quelle che vede attraverso un vetro verde, così l’occhio della mente, velato dalla contrazione e dalla passione, giudica te che sei l’oggetto della mente secondo la natura della contrazione e della passione […]. L’uomo non può non giudicare umanamente (NICCOLÒ CUSANO, De visione Dei)

 

Il riso, come anche lo scherzo, è mera letizia; purché quindi non abbia eccesso, per sé è buono […]. Soltanto una cupa e triste superstizione vieta di dilettarsi […].Usare […] delle cose e, per quanto è possibile, trarre diletto da esse (non fino alla nausea, in verità, poiché questo non è trarre diletto) è dell’uomo sapiente. Dell’uomo sapiente […] è ristorarsi e rinforzarsi con cibo misurato e gradevole e con bevande, come anche con gli odori e l’amenità delle piante verdeggianti, con gli ornamenti, con la musica, con i giochi per l’esercizio del corpo, con gli spettacoli teatrali e con altre cose di questo tipo delle quali ognuno può servirsi senza alcun danno per l’altro. Infatti il corpo umano si compone di moltissime parti di diversa natura, che abbisognano continuamente di alimento nuovo e vario perché il corpo tutto sia ugualmente atto a tutte quelle cose che possono seguire dalla sua natura, e di conseguenza affinché la mente sia anch’essa ugualmente atta a cogliere più cose insieme (BARUCH SPINOZA, Etica, Parte IV, Prop. 45, Scolio).

 

La gloria non è per i Greci qualcosa di semplicemente accessorio, ma costituisce la modalità dell’essere più eccelso. Per la gente d’oggi la gloria non è più ormai, da gran tempo, che la celebrità, una cosa come tale assai dubbia, un’acquisizione profusa e diffusa qua e là dai giornali, dalla radio, quasi l’inverso dell’essere (MARTIN HEIDEGGER, Introduzione alla metafisica).

 

La nostra mente funziona in modo tale da ridurci a credere che tutti i sentieri giusti debbano somigliarsi: è un pregiudizio; non è detto che due cose , per essere giuste, debbano assomigliarsi per forza. Di fatto, la verità è proprio il contrario: se due cose si assomigliano, una deve essere inevitabilmente un’ imitazione, non è possibile che siano autentiche entrambe. O una delle due è un’imitazione, oppure lo sono tutte e due: due cose originali sono inevitabilmente diverse (B. S. Osho Rajneesh,  Dimensioni oltre il conosciuto).